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Affinchè ciò non si ripeta.

Agli amici tifosi (quelli veri),

sentiamo la necessita di portare a Vs conoscenza quello che è accaduto dal 12 gennaio 2006 (giorno delle nostre dimissioni) ad oggi, non prima di aver ricordato quello che in passato abbiamo fatto per la storica U.S. anche negli anni precedenti alla mia presidenza. L’esigenza nasce per due ordine di motivi: il primo, per il fatto che, fin dal giorno delle dimissioni, non abbiamo rilasciato alcuna dichiarazione, ne abbiamo mai frequentato ambienti, sportivi o meno, per raccontare tutto quello che siamo stati costretti a subire, e quando si è cercato di spiegarne i motivi nessuno ha voluto dar credito alle nostre parole (intervista di Massimo Poggi su Calabria Ora, settembre 2006) . Tutto ciò ha permesso ai soliti noti denigratori di impazzare (come in questi giorni) con ingiurie e false notizie, finalizzate ad alimentare il massimo del discredito possibile, sperando cosi di maturare titoli di merito verso chi li ha comandati, e comanda, per gli interessi personali nutriti (politici o imprenditoriali) dietro una storia che, apparentemente, ha interessato la sola squadra di calcio. Il secondo motivo, oggi più importante, è dato dal fatto che si sta assistendo alle stesse situazioni societarie, vissute nel periodo marzo-giugno 2006, quando fummo lasciati soli (da tutti) perché qualcuno, facendo credere di voler rilevare la società, illuse tutta la città e sapete tutti, poi, come è andata a finire. Mentre, oggi c’è ancora il tempo affinchè ciò non si ripeta. Ebbene, il racconto di questa storia dovrebbe servire da esperienza per i prossimi mesi che si presentano decisivi, sia per le sorti del campionato che per quelle societarie, e noi, a differenza di come fummo trattati, se richiesto, non faremo mancare il nostro supporto, cosi come abbiamo già dimostrato negli anni 2001, 2002 e 2003 quando si vivevano situazioni societarie ben più gravi di quella attuale.

Qualche ricordo (per le nuove generazioni dei tifosi) … ed alcune notizie.

Abbiamo contribuito all’iscrizione ai campionati 2001/02 e 2002/03 di serie C2 ricapitalizzando la società con oltre 1,5 milioni (per la quota del 46% delle azioni), dimettendomi (non potendo incidere nella gestione) da ogni incarico nel settembre 2002, rinunciando ad ogni anticipazione fatta ed assicurando agli eventuali sostituti una sponsorizzazione di 200 mila euro annui (all.1).
In seguito alle dimissioni del maggiore azionista, nel febbraio 2003, un’autentica sommossa popolare ci condizionò, anche alla luce del fatto che il progetto di risanamento presentato al consiglio comunale fu approvato all’unanimità, nel rilevare tutto il pacchetto azionario, accollandoci un passivo (accumulato negli ultimi 15 anni) per oltre 9 milioni di euro ed una squadra agli ultimi posti in classifica nella serie C2 (all.2).
Da quella posizione in classifica, in soli 3 mesi, riuscimmo a centrare la finale play off che, sebbene persa, ci consentì di essere ripescati in serie C1. Il ripescaggio, però, fu possibile solo grazie al fatto che, nel frattempo, avevamo riequilibrato i conti ed avevamo ottemperato a tutti pagamenti (enpals, enti fiscali, tesserati etc., per oltre 4 milioni di euro) previsti dalle normative federali per poter ottenere l’iscrizione.
L’anno successivo abbiamo vinto il campionato di serie C1, approdando in serie B, nonostante come avversari principali avessimo il Crotone e l’Acireale del duo Pulvirenti-Lo Monaco (subito dopo diventati rispettivamente presidente e amministratore delegato del Catania).
Per il campionato di serie B, dopo aver invitato chiunque, ma soprattutto alcuni dei massimi esponenti dell’imprenditoria catanzarese, ad impegnarsi per la squadra, regalando loro le azioni, ci siamo ritrovati nella compagine societaria soci con i quali dopo pochi mesi sono iniziati diverbi gestionali tali da portare prima alle dimissioni di Massimo Poggi da amministratore delegato, con contestuale fuoriuscita dalla società, e subito dopo con il sottoscritto non volendo io assecondare progetti perversi … (vedi articolo del Domani del 20 luglio 2005, all.3). I dissidi tra i soci inficiarono non poco il clima della squadra che, nonostante fosse di ottimo livello (tanti giocano ancora in serie A e B e qualcuno di loro è arrivato anche in nazionale), a febbraio era già virtualmente retrocessa.
Nel successivo mese di giugno, all’atto della ricapitalizzazione, i soci di minoranza non solo non ottemperarono agli impegni già presi, versando quanto pattuito (fatto da me pubblicamente dichiarato sempre nell’articolo sul Domani del 20 luglio 2005 e mai smentito) ma pretesero, anche, la ricapitalizzazione esclusiva da parte nostra e la cessione della società a loro, in modo gratuito.
Pertanto, ci sobbarcammo l’intera ricapitalizzazione, oltre ad assicurare altre somme, per complessivi 2,5 milioni di euro, al fine di ottenere il ripescaggio in serie B a scapito del Napoli di De Laurentis (che aveva perso la finale di serie C1 con l’Avellino); ripescaggio che ribadisce, ancor più di ogni altra valutazione, la correttezza della gestione e l’equilibrio dei conti.
Da quel momento iniziò una strategia di delegittimazione, costellata da atti intimidatori (all.4), minacce, con il coinvolgimento di settori deviati della tifoseria organizzata ed altro, finalizzati a farci mettere da parte e regalare la squadra ai soci di minoranza.
Il clima talmente esasperato ci indusse ad addivenire a questa conclusione, considerato che non c’erano più le condizioni ambientali per poter far lavorare la squadra in modo sereno ed ottenere i risultati. Tale passaggio sarebbe dovuto avvenire subito dopo l’approvazione del bilancio, prevista a dicembre 2005.
In tale occasione, qualche ora prima di approvare il bilancio e cedere le azioni, qualcuno ci consigliò fortemente di liquidare i soci di minoranza (con 1,6 milioni di euro) perché, altrimenti, avremmo seriamente rischiato l’incolumità fisica.
Fummo costretti a rilevare le quote per 1,6 milioni e subito dopo denunciare il fatto alla Polizia (all.5).
Era chiaro a tutti che questo episodio era solo l’inizio di una strategia finalizzata a recuperare più soldi possibili, avere la squadra sanata da ogni debito per dopo consegnarla, in modo gratuito, a cordate più o meno camuffate, per come si può dedurre dall’ampia ed articolata rassegna stampa che si è succeduta dal gennaio 2006 al giugno dello stesso anno (all.6,7,8,9,10,11,12).
In ogni caso, dopo nemmeno 15 giorni, spuntò una fantomatica, perché mai formalizzata civilmente, società Aquile, e subito dopo si verificò l’entrata di un altro imprenditore che acquistò il 10% delle azioni con l’opzione di un ulteriore 50% da esercitare entro maggio, alla condizione che, immediatamente, ci mettessimo da parte.
Avendo già deciso a dicembre, dopo quello che era successo, di lasciare il calcio mi dimisi da ogni carica il 12 gennaio 2006, data dalla quale non misi più piede ne in sede ne allo stadio, avvisando i maggiorenti del tifo catanzarese, venuti a trovarmi, che quello che si stava prefigurando era la fine del calcio a Catanzaro in quanto, nonostante i proclami di cordate più o meno fasulle, a giugno nessuno avrebbe messo più un euro, sebbene ci fosse un modesto disavanzo di gestione se rapportato ai costi di un campionato di serie B (ad esempio si citano l’Avellino e la Ternana, retrocesse insieme a noi, che presentavano disavanzi gestionali, rispettivamente, di 9 ed 11 milioni di euro).
Tale nuova compagine societaria, nel mercato di gennaio, acquistò oltre 15 calciatori, un nuovo allenatore ed un nuovo direttore sportivo, portando il disavanzo di gestione a quasi 4 milioni di euro. Quando si capi che si sarebbe dovuto ricapitalizzare per tale importo, iniziò un attacco violento verso le nostre persone ed i nostri familiari da parte di alcuni tifosi ben individuati (che avevano tutto l’interesse ad essere i capipopolo nel cambio della gestione, affinché maturassero prebende varie per poi diventare dirigenti o collaboratori della nuova gestione) finalizzato a costringerci, nonostante non avessimo partecipato alla gestione, alla totale ricapitalizzazione per poi cedere gratuitamente la società.
Tra le azioni criminose messe in atto ci fu un tentativo di agguato (preventivamente denunciato alla polizia e perciò sventato, all.13), nel febbraio 2006, numerose azioni di discredito tramite stampa e volantinaggi, offese continue ai familiari in ogni sede (scuola, tempo libero), tanto che nel maggio 2006 andai ad illustrare personalmente al Procuratore capo tutta la vicenda (sporgendo ulteriore querela – all.14) ed al quale spiegai lo scopo di queste intimidazioni specificando che, in ogni caso, io non avrei messo più un euro perché l’intento dei fomentatori, e di coloro che sarebbero dovuti subentrare, era quello di gestire la società in modo gratuito e speculativo, mediante azioni contrarie sia alle regole del codice civile che di quello penale.
Si susseguirono ulteriori e sempre più gravi episodi di minacce (denunciate puntualmente), ciò nonostante pensammo (dopo le reiterate richieste dei politici di turno e del presidente della regione) di destinare alcuni dei crediti avanzati dalla Regione (relativi ad anni pregressi) alla ricapitalizzazione, per poi consegnare la squadra al sindaco ed affidare a lui la responsabilità della scelta dei futuri gestori. Nonostante l’ulteriore e generoso sforzo, cui eravamo disposti, la regione (che solo l’anno prima aveva fatto i salti mortali per salvare la Reggina, elargendo contributi a fondo perduti e garanzie, per i particolari basta chiedere all’ex Presidente del Bologna Gazzoni) non solo non accelerò l’iter per pagare le nostre spettanze (e non per elargire contributi) ma strombazzò ai tifosi il fatto che, grazie al loro impegno, il Catanzaro si sarebbe iscritto. Tutto ciò non si verificò ed a beneficio dei denigratori e falsari di quel periodo (ed anche per gli attuali), ancora oggi stiamo lottando per avere corrisposte quelle somme mentre, all’epoca, in giro fu detto che le stesse somme erano state corrisposte ma non utilizzate per la ricapitalizzazione. Che meschinità …
L’U.S. Catanzaro non si iscrisse al campionato di serie C1 ed il Comune si fece promotore del lodo Petrucci, per mantenere il Catanzaro nella serie C2. Ebbene, nonostante le preghiere e gli inviti del sindaco e di parte della tifoseria, gli ex soci di minoranza non presero il Catanzaro in serie C2, nonostante gli venisse offerto gratis, senza debiti e con tanti contributi degli Enti (a noi mai concessi, nonostante 2 promozioni in 3 anni).
Per l’U.S. Catanzaro, nel luglio dello stesso anno, chiedemmo il concordato preventivo, accollandoci un impegno di 2,8 milioni di euro, per dimostrare a tutti (non potendo esporre le denuncie fatte, essendo le indagini in corso, anche se richiamate in vari passaggi nei comunicati emessi) che la mancata iscrizione non era dovuta ad un problema finanziario (tra 1,6 milioni pagati a dicembre e 2,8 milioni garantiti a luglio, avremmo potuto tranquillamente iscrivere la squadra) ma a situazioni ambientali non più sopportabili, che miravano a continue instabilità societarie durante le quali possono farla da padrone delinquenti, modesti professionisti in cerca di qualche compenso, ed alcune frange ben individuate del tifo, abilissimi nel contestare i presidenti di turno, alcuni dei quali poi rimpianti e rivalutati dagli stessi soggetti.
Il tribunale accettò il concordato (primo caso, forse, in Italia per una squadra di calcio) ed alla prima udienza dei creditori, la stragrande maggioranza degli stessi votò favorevolmente, mentre l’Enpals e l’Agenzia delle Entrate, dovendo visionare posizioni dagli anni 1988 al 2002, si dichiararono favorevoli ma chiesero tempo per tali accertamenti.
Il tribunale non ritenne valida la richiesta dichiarando il fallimento. La Corte di Appello rigetto il fallimento ed ora si è in attesa della Cassazione, per la decisione definitiva, per poi valutare se aderire ad un concordato sia esso preventivo o fallimentare.
Questa è la sommaria narrazione dei fatti che hanno portato alla mancata iscrizione al campionato di Serie C1; fatti che saranno tutti documentati in un dossier (con allegati gli atti documentali, le denuncie, i nomi di tutti coloro che hanno concorso, direttamente o indirettamente, al disegno criminoso sopra descritto che non era finalizzato solo alla squadra di calcio ma che mirava, altresì, ad acquisire le attività del gruppo) che sarà portato a conoscenza di tutti, quando si creeranno le condizioni giuridiche per farlo.

CONSIDERAZIONI

La suddetta storia, che nel tempo è stata tirata in ballo da qualcuno a proprio piacimento, a seconda degli interessi del momento, politici, sportivi o imprenditoriali, speculando ed inventando fatti e circostanze che, invece, si sono rilevati tutte ai nostri danni, merita alcune considerazioni:
-dal punto di vista legale:
a) All’atto della mancata iscrizione (luglio 2006) abbiamo subito denuncie, imperniate sulle fatture di sponsorizzazione per finanziare l’U.S. (correttamente riscontrate nell’ambito della verifica fiscale subita, all.16) o sui lavori allo stadio (all.16,17,18,19,20), fatti in soli tre mesi per adeguarlo alle normative per poter disputare il campionato di serie B, monitorati costantemente da tutte le commissioni possibili (della Prefettura, del Coni, della Lega, etc), con l’assessore al sport che quasi… faceva il direttore dei lavori; denuncie evidentemente non ben supportate. In ogni caso, se e quando saremo chiamati, avremo modo di illustrare dettagliatamente l’attività gestionale espletata, basato solo sui sacrifici economici che si devono mettere in atto per mantenere una squadra di calcio in generale ed a Catanzaro in particolare.
b) le nostre denuncie: alcune sono in corso (verso qualche pseudo giornalista e verso il solito sito internet), altre hanno già visto la condanna penale di un soggetto che ci minacciava, mentre la denuncia madre sull’estorsione subita, e sulla successiva tentata estorsione, si è forse depotenziata, per come riferito dagli avvocati, per i gravi fatti successivi che sono avvenuti e di cui tutti ne sono a conoscenza.
– dal punto di vista sportivo:
a) Abbiamo concorso all’iscrizione del Catanzaro per due volte (con l’iscrizione al campionato 2001/2002, l’iscrizione al campionato 2002/2003), rilevando poi una squadra in serie C2, con oltre 9 milioni di euro di debiti, e lasciata in Serie C2 (tramite il lodo Petrucci fatto dal Presidente Pittelli che, se non avesse trovato altri soci, avremmo sicuramente supportato, anche se ciò non fu necessario) senza un euro di debito.
b) All’atto dell’insediamento (2003) avevamo avuto ampie assicurazioni (anche attraverso atto deliberativo del consiglio comunale) per la concessione delle aree dello stadio, su cui realizzare una serie di infrastrutture (basta chiedere all’Ing. Carioti, che aveva già elaborato il progetto), il cui ricavato gestionale avrebbe permesso all’U.S. di non avere più problemi economici; di converso ci eravamo impegnato, in 5 anni, a:
– riportare il Catanzaro nelle categorie superiori;
– riattivare il settore giovanile;
– dare nuova immagine alla società, reduce da retrocessioni per illeciti, squalifiche del campo per atti violenti ed altro.
Il risultato è stato che in soli tre anni:
abbiamo disputato 2 campionati di serie B; riattivato tutto il settore giovanile (partecipando a due Tornei Viareggio, il più prestigioso torneo giovanile da cui il Catanzaro mancava da 20 anni); allestito una sede invidiata anche da società di serie A; organizzato Convegni Sportivi (alla presenza del Presidente della FIGC Abete) ed iniziative sociali (in scuole, comunità etc); portato l’UNDER 21 al Ceravolo per una partita internazionale; ottenuto due ripescaggio (in serie C1 ed in serie B, a dimostrazione che si contava qualcosa in Lega); essere riusciti a non aver nemmeno un punto di penalizzazione per la vicenda del calcio scommesse, nonostante fosse stata richiesta la retrocessione (a dimostrazione dell’integrità morale della società, nonostante in squadra ci fossero calciatori implicati).
Di contro: abbiamo avuto in concessione le aree dello stadio solo per la manutenzione (cioè tagliere l’erba e pulire le scalinate!!!).
c) se tantissimi tifosi, spassionati e sinceri, e non quei pochi capopopolo che lo fanno per professione e per soldi, in queste ore ci chiedono di dare un contributo per salvare per l’ennesima volta il calcio a Catanzaro, vuol dire che, anche non conoscendo i particolari che oggi abbiamo descritto, è stato apprezzato tutto quello che è stato fatto in quella splendida avventura.
-dal punto di vista politico:
a) non ho certo utilizzato la squadra di calcio per motivi diversi da quelli mi spinsero a rilevarla (la passione verso il gioco del calcio e l’amore per i colori giallorossi indossati da ragazzo); infatti, ho rinunciato alla candidatura a Presidente della Provincia di Catanzaro nel giugno 2004 perché non ho voluto sfruttare lo stato euforizzante di tutta la provincia essendo l’anno della promozione in serie B, dopo 14 anni di serie C2.
b) ho deciso, invece, di misurarmi nelle elezioni politiche dell’aprile 2006, periodo di massima contestazione della società, per i motivi di cui sopra, riuscendo a centrare un ottimo risultato con la lista, di cui ero il principale rappresentante, che ottenne quasi 10 mila voti nella provincia di Catanzaro.
Tutto questo per dire che ognuno di noi ha una credibilità ed una affidabilità che prescinde da situazioni momentanee, come può essere la vittoria o la sconfitta o l’anonimato di un campionato di calcio. Certo è che il tempo è galantuomo, anche in un ambiente come quello calcistico, e se oggi possiamo, serenamente, portare a conoscenza di tutti quello che è successo per una squadra di calcio (ma non solo …) e grazie al fatto che abbiamo avuto la fortuna di incontrare sulla nostra strada persone serie ed equilibrate, i giudici dell’Ufficio della Procura della Repubblica, che hanno valutato minuziosamente ogni aspetto senza farsi condizionare dalle sceneggiate mediatiche messe in atto da coloro che avevano preparato minuziosamente e scientificamente (e quindi non solo la parte esasperata e manovrata del tifo) tutta questa situazione e, soprattutto, di esserci imbattuti in un fuoriclasse della magistratura in Corte d’Appello.,

CONCLUSIONI
Insieme ad amici vecchi e nuovi, avevamo deciso di far riprenderà l’attività dell’U.S., qualsiasi fosse stata la conclusione giuridica della vicenda (concordato preventivo, fallimentare etc.). Oggi, invece, lanciamo un accorato appello anche ad altri imprenditori, di stringersi intorno a questa squadra ed a questa società per non perdere la possibilità di centrare la vittoria del campionato e dare continuità e maggiore forza ad una società che ancora gode, parzialmente, dei benefici degli effetti del Lodo Petrucci (debiti zero), rispetto a quella che ci sobbarcammo noi ( 9 milioni di debiti) per mantenere il calcio a Catanzaro. Anche, perché, oggi non si potrebbe nemmeno beneficiare del suddetto Lodo ed una città come Catanzaro non può partecipare a campionati dilettantistici. Noi, sicuramente, saremo fra coloro che faranno di tutto perché ciò non accada, statene certi.
Ai veri tifosi, organizzati e non, consigliamo però di non farsi più trainare da questi capipopolo, pregiudicati o meno, che hanno interessi solo personali nel creare sempre instabilità societarie. La storia, anche attuale, insegna come è difficile poi mandare avanti la società, in qualsiasi categoria essa militi, cosa per la quale chi decide di rimetterci un sacco di soldi andrebbe, comunque, ringraziato e costantemente incoraggiato, a prescindere dai risultati ottenuti, perché non sempre si può vincere e non è giusto aspettare i primi risultati negativi per crocifiggere le dirigenze di turno. Grazie per averci letto ed a presto.

Catanzaro, marzo 2010

Claudio Parente
Massimo Poggi


…ma purtroppo la storia si ripete…

Giugno 2017