Vicenda U.S. Catanzaro Spa – Chi ha mantenuto le promesse? Ruolo del comune e della regione – la verità cristallizzata dal processo.

“SISTEMA SERGIO COSTANZO”

Vicenda U.S. Catanzaro Spa – Chi ha mantenuto le promesse? Ruolo del comune e della regione – la verità cristallizzata dal processo. 

In questa storia, utilizzata dal “campione senza tituli” ma anche da qualche squallido personaggio in modo strumentale sia per motivi politici che imprenditoriali,  io ho mantenuto (anzi anticipato) tutti gli impegni presi all’atto dell’insediamento: riconquistare la serie B (partendo dalla serie C2) dopo soli 15 mesi; risanato il bilancio, l’ultimo da me chiuso con un utile di 36 mila euro, come confermato dalla sentenza del Tribunale; riattivato tutto il settore giovanile con la partecipazione a due Tornei Viareggio (il più importante a livello internazionale); ridato immagine alla società (tanto da essere ripescata in serie B a scapito del Napoli di De Laurentis) riportando anche la Nazionale Under 21 a Catanzaro. Leggendo il testo capirete chi non ha mantenuto le promesse e cosa abbiamo subito non avendo e non cercando “tutele ambientali”, metodo al quale ci siamo fortemente opposti mettendo in pratica, 10 anni prima, i consigli di oggi del Dott. Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro. Queste cose il ns campione e la sua compagnia di giro le sanno alla perfezione ma si guardano bene a farne menzione per tanti motivi, non ultimo perché dovrebbero spiegare, rispetto a tutto quello che abbiamo subito, quale danno sportivo, in ogni caso, avremmo provocato: aver rilevato una squadra in serie C2 con 9 milioni di debito e lasciata in C2 senza un euro di debito per ripartire? Se poi, dopo solo 5 anni, si è registrato un altro fallimento e dopo altri 5 o 6 anni si è rischiato un altro fallimento e la serie B manca da 15 anni la colpa è sempre nostra? E se cosi fosse, perche nelle situazioni sopra citate tifosi, organizzati e non, e politici di tutti gli schieramenti ci hanno pregato di ritornare sia nel 2010 che nel 2017?  Ai leoni della tastiera, riconsiglio di leggere con attenzione la storia vera e documentata prima di esprimere giudizi social comandati o etero diretti. Se vi è rimasta un po’ di onestà intellettuale (e non solo) qualche dubbio ve lo porrete.

 

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Sulla mancata iscrizione del Catanzaro calcio, a cui dopo alcuni anni fece seguito il fallimento,  il “campione senza tituli” spera di trovare sponde in quei pochi, ormai, che non conoscono la realtà dei fatti se non nella versione a loro raccontata da chi ha interesse a discreditare le persone, nonostante gli stessi fatti da noi anticipati sin dal 2005 e 2006, sono oggi cristallizzati dagli atti di un processo di primo grado concluso nell’ottobre del 2017. Partiamo dalla fine: i giudici hanno assolto tutti gli amministratori che si sono succeduti dal 2003 al 2006 dai reati di bancarotta fraudolenta, truffa e falso in bilancio per lavori allo stadio e solo al sottoscritto hanno comminato una pena di 18 mesi sospesa e senza menzione (reato prescritto da tempo a cui ho fatto ricorso in appello) per la parziale restituzione ai soci di anticipazioni regolarmente effettuate e riportate in bilancio (con specifica indicazione della restituzione in 12 mesi) nel periodo (fine giugno 2005) in cui dovemmo fare da soli (io, Massimo Poggi e la Medical Sport Center) una operazione contabile straordinaria per permettere il ripescaggio in serie B del Catanzaro. Operazione all’epoca ritenuta corretta dal collegio sindacale, che poi ha approvato il bilancio, dalla COVISOC (Commissione di vigilanza e controllo delle società di calcio), da una ordinanza del Tribunale Civile e da un perito nominato sempre dal Tribunale Civile. Non saprei a chi altro avrei dovuto rivolgermi, in qualità di amministratore, per sapere se fosse lecita o meno questa operazione che io ritenevo assolutamente legittima oltre che serviva ad un interesse preminente e cioè il ripescaggio in serie B come poi avvenne ai danni del Napoli di De Laurentis, che aspirava allo stesso posto avendo perso la finale play off di serie C con l’Avellino. L’esperienza personale come amministratore, maturata nel campo sanitario e perfezionata con una laurea in Scienze dell’Amministrazione all’Università di Modena e Reggio Emilia,  mi rendeva tranquillo dell’operato fatto ed orgoglioso per essere riuscito in pochi giorni a regolarizzare tutte le pendenza con gli istituti previdenziali e fiscali risalenti a prima del nostro subentro come soci di maggioranza. Restituzione, tra l’altro, da me utilizzata per pagare a livello personale il premio partita del derby vinto con il Crotone nell’ottobre 2005. Quindi una sanzione, sebbene prescritta (ribadisco il ricorso in appello) per una operazione contabile straordinaria che per me rappresentava e rappresenta una medaglia al petto per essere riuscito in pochi giorni a centrare il ripescaggio in serie B del Catanzaro.  Ma, le cose più importanti certificate dal processo di I grado (che la procura non ha impugnato) sono: 1. non siamo stati responsabili di alcun fallimento (io sono andato via il gennaio 2006, con il bilancio chiuso con 36 mila euro di utile, bilancio ritenuto corretto dal collegio giudicante); 2. abbiamo arrestato la massa debitoria della società, a partire dall’anno 2001, grazie alle continue ricapitalizzazioni fatte dal sottoscritto, da Massimo Poggi e Società a noi collegate (pag. 6, Relazione ex art.33 Curatore fallimentare, in atti del processo);  3. abbiamo messo capitali per oltre 10 milioni di euro (Perizia D’Acunto, ordinata dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, anno 2007, in atti del Processo), come nessun altro gruppo societario aveva mai fatto, a partire dalla gestione Ceravolo; 4. la mancata iscrizione al campionato nel luglio 2006, non dipese da problemi finanziari, tanto che lo squilibrio di bilancio di circa 3,3 milioni di euro, provocato dai dirigenti che subentrarono al sottoscritto a gennaio 2006, eravamo comunque disposti a ripianarlo, come promesso anche ai tifosi il 7 luglio 2006 sotto la sede della Giunta regionale in via de Filippis dal Presidente della Regione Agazio Loiero, di Catanzaro, se lo stesso avesse anticipato parte degli ingenti crediti avanzati dalle società del ns Gruppo. Avremmo iscritto la squadra per poi consegnarla al Sindaco non potendola più gestire per le estorsioni subite da un ex socio a dicembre 2005, per 1,6 milioni, che provocarono le mie dimissioni da presidente e socio dell’US e per le tentate estorsioni nel periodo gennaio-giugno 2006, oltre alle sequele continue di minacce e diffamazioni da parte dei fiancheggiatori dei personaggi noti, ieri come oggi, alle cronache cittadine (tutte cose puntualmente denunciate all’epoca e dimostrate al processo). Il Presidente Loiero, fattosi garante della liquidazione delle nostre spettanze per iscrivere la squadra, se ne partì a Berlino per la finale di domenica della Coppa del Mondo Italia-Francia  ed il lunedì, scadenza delle iscrizioni, non fece ritorno a Catanzaro ed il Catanzaro non si iscrisse in serie C1. Questo anche per rimarcare le sciocche polemiche che si innescano sull’importanza del luogo di provenienza dei presidenti della regione quando con un presidente della giunta regionale di Catanzaro la Reggina veniva iscritta grazie a contributi per milioni ed addirittura con il rilascio anche di fidejussioni da parte della Regione Calabria (il Presidente del Bologna Gazzoni – società retrocessa in B che sperava di essere reintegrata – si sta ancora rivoltando nella tomba) mentre nel nostro caso, non solo non vennero pagate le ns spettanze arretrate da anni, per impiegarle per l’iscrizione, ma, addirittura, per continuare ad alimentare l’operazione di discredito, fu messa in giro la voce che la regione ci avrebbe pagato e noi non avevamo iscritto la squadra; 5. I soldi li riuscimmo a recuperare solo dopo oltre un mese grazie ad un decreto del commissario ad acta prefettizio (del 22 agosto 2006, n.10572, allegata), in ottemperanza ad una sentenza del Tar da noi investito da tempo per i ritardi abissali nel pagamento delle prestazioni. Perché gli infami di professione non dicono queste cose e cioè la verità? E non dicono che noi siamo stati l’unica compagine societaria a non aver ricevuto alcun contributo a fondo perduto da parte degli imprenditori come invece è successo a tutte le società che ci avevano preceduto cosi come è avvenuto per quelle che si sono succedute a partire dal campionato 2006/2007 a tutt’oggi? Queste cose,  puntualmente denunciate sia mediaticamente (articolo del Domani -luglio 2005 – e del Quotidiano luglio 2006 – allegati)che nelle sedi competenti, anzi qualcuna anche anticipata, alla fine ha visto condannati solo modesti soggetti ma non l’ispiratore e cospiratore principale, forse per i gravi fatti nel frattempo successi. Ma le nostre denunce non potevano avere interesse nei tifosi considerato che dall’altra parte c’era chi faceva credere che avrebbe portato la squadra in serie A, foraggiava un club di tifosi e qualche politicante da strapazzo che si era bevuto il cervello per le promesse fatte. Certo noi siamo colpevoli di aver sbagliato la scelta di qualche socio, nonostante tutte le precauzione osservate, anche tramite l’ausilio delle informazioni da fonti autorevoli all’uopo deputate, ma in Calabria questo rischio si corre in modo elevato ed in tutti i settori, specie in quelli politici e professionali, meno pensavo nello sport. Di fronte a questo rischio io ho sempre attuato quello che il Dott. Gratteri, spesso richiamato dal “campione senza tituli”, ebbe a consigliare nel 2013 agli imprenditori del nord durante un intervento al Consiglio Comunale di Modena dedicato alla prevenzione e al contrasto delle mafie: “è preferibile chiudere e denunciare che avere come socio di minoranza chi porta capitali facili per poi assumere completamente il controllo della società.” Proprio quello che io ho fatto 8 anni prima di questa dichiarazione che oggi cito e non certo per piageria avendola già rilasciata subito dopo il rinvio a giudizio per questa vicenda  (Ansa del 9 maggio 2013, allegata), quando il Dott. Gratteri non era il Procuratore della Repubblica di Catanzaro. Non volli piegarmi ad operazioni societarie perverse (articolo del Domani – luglio 2005) ed ebbi il coraggio di allontanare anche in malo modo tali personaggi con tutto quello che poi si innescò (estorsioni – minacce – diffamazioni reiterate – per i particolari, chi fosse interessato, li troverà negli atti del processo). 

Ma perché fummo costretti ad aprire la società ad altri soci? Questo dovrebbe chiedersi e spiegare il “campione senza tituli” al popolo invece di infangare la reputazione degli altri. Si ricorda a quali condizioni decidemmo di salvare il calcio a Catanzaro, nel gennaio 2003, con i libri al Tribunale per una società con oltre 9 milioni di debiti ed a 3 punti dai play out in serie C2? Fu fatto solo perché ci fu assicurato che avremmo potuto contare sull’affidamento delle aree dello stadio per poter realizzare, in piccolo, quello che ha poi fatto la Juventus per pemettere cosi, a chiunque avesse poi gestito, di patrimonializzare la società ed avere entrate tali da poter dare una tranquilla continuità aziendale. Certamente non ricorda il “campione senza tituli” quali furono gli impegni presi dal sottoscritto e quelli presi dal Comune, di cui lui faceva parte: noi, come riportato nel piano di impresa di 5 anni presentato al Comune, avremmo ridato una nuova immagine alla società, dopo anni di squalifiche di campo, retrocessioni per scandali etc; avremmo riattivato tutto il settore giovanile, completamente azzerato; avremmo riportato il Catanzaro nelle categorie dove era stato per tantissimi anni. Da parte del Comune: la concessione delle aree attigue e annesse allo stadio Nicola Ceravolo con le relative autorizzazioni amministrative per le attività produttive che si sarebbero insediate, e la redazione di un piano di recupero dell’area, in variante al PGR vigente, compatibile con gli obiettivi da realizzare per garantire il futuro economico-finanziario della società (delibera Consiglio Comunale del 30 dicembre 2003, approvata all’unanimità, allegata).

Perché il “campione senza tituli” non dice al “suo” popolo che noi in soli 15 mesi dalla serie C2 arrivammo in serie B, dove partecipammo a due campionati, riattivammo tutto il settore giovanile con la partecipazione a ben due Tornei di Viareggio (il più prestigioso a livello internazionale), creammo una sede invidiata anche in serie A e soprattutto ridammo credibilità alla società tanto da ospitare anche una partita della Nazionale Under 21 ed essere ritenuti affidabili per aver riequilibrato subito i conti tanto da essere ripescati sia in serie C1 che in serie B. Promessa mantenuta in soli 3 anni temporali di mia permanenza, febbraio 2003 – gennaio 2006. Quindi un vero miracolo sportivo e gestionale che solo chi teme di non poterlo ripetere si permette di giudicarlo in modo negativo. Vorrei vedere quanti, nelle stesse nostre condizioni di partenza (oltre 9 milioni di debiti e ultimi posti in serie C2) e con lo “tsunami” ambientale che dovemmo affrontare, avrebbero ottenuto gli stessi risultati.

Progetto poi vanificato quando il Comune di Catanzaro, in cui mi recai appena promossi in serie B per avere la concessione delle aree non solo mi disse che ancora erano del demanio ma che non aveva nemmeno i soldi per mettere a norma lo stadio per partecipare al campionato di serie B, cosa a cui dovemmo provvedere noi, in soli due mesi, con nostri capitali (1,2 milioni), facendo un miracolo per riuscire a disputare già la prima partita di campionato invece di dover andare a giocare tra Lecce e Salerno; lavori dei quali mi sono pure dovuto difendere nel processo perché secondo l’accusa non erano stati mai fatti nonostante fossero stati accertati e validati da direttori dei lavori, dal coni, dalla prefettura, dalla lega calcio etc. (anche in questo caso assolto perché il fatto non sussiste)

Ma, soprattutto, la mancata concessione delle aree dello stadio per me rappresentava la fine del progetto messo in campo due anni prima tanto che mi sarei voluto dimettere subito, appena consegnato lo stemma dell’U.S. nelle mani di Papa Giovanni Paolo II, nonostante l’immane entusiasmo che pervadeva la città e tutta la provincia per il ritorno in serie B dopo 14 anni di purgatorio. Convinsi Massimo Poggi a cercare imprenditori di Catanzaro a cui regalare la società e ci furono anche numerosi contatti con alcuni costruttori cittadini importanti. Però dovetti desistere dalle dimissioni perché scoppiò subito lo scandalo del calcio scommesse, che vedeva coinvolto il Catanzaro con ben 5 tesserati, per non sembrare che abbandonassi la squadra per la paura di essere retrocessi per queste vicende. Fu un’altra battaglia condotta in prima persona per smontare l’accusa di responsabilità oggettiva della società, per la quale la Procura federale aveva chiesto la retrocessione in serie C e 5 punti di penalizzazione. Anche in questo caso fu un successo pieno perché fummo scagionati completamente avendo potuto dimostrare il comportamento esemplare della società, accertato da migliaia di intercettazioni telefoniche tra i vari soggetti coinvolti nello scandalo che stravolse i campionati di quel tempo.

Pertanto, il coraggio e la determinazione dimostrati in questa vicenda, con fatti ampiamente documentati, non meritavano e non meritano le allusioni di squallidi personaggi costantemente in cerca di autore, come quelli che non hanno fissa dimora (e non solo per problemi economici ma per non farsi recapitare atti giudiziari) o la strumentalizzazione che di questa storia hanno voluto fare mediocri soggetti ad ogni tornata elettorale che mi ha visto impegnato direttamente o indirettamente. Purtroppo per loro il “popolo” mi ha sempre premiato perché la credibilità e l’affidabilità di una persona non è condizionabile dal giudizio di chi si nutre solo di invidia e odio sociale, ed io ho avuto la fiducia di tantissima gente prima ancora che il processo svelasse la drammatica verità di questa vicenda. Ad onor del vero, molto tempo prima, anche i tifosi più sfegatati avevano cambiato opinione tanto che nel marzo del 2010 (di fronte all’ennesima crisi societaria) fui pregato a riprendere il Catanzaro sia dalle istituzioni (Traversa e Ferro) che dai tifosi organizzati (Rotella ed Amendola). Cosi come, nel giugno 2017, di fronte al terzo sicuro fallimento societario, il Sindaco Abramo e tantissimi tifosi ci cercarono per salvare il Catanzaro, cosa che avremmo sicuramente fatto, come sa benissimo il Sindaco ed i commercialisti che lo avevano affiancato nel predisporre il tutto per rilevare la società del Presidente Cosentino; come sanno Logiudice, Braglia (che ha poi portato il Cosenza in serie B) e Improta (poi andato alla Juve Stabia, promossa in serie B) già allertati e presenti in città per riorganizzare il tutto, considerato che solo all’ultimo minuto si fece avanti la famiglia Noto a cui Abramo decise di affidare la società facendo, secondo me, la scelta più logica e più giusta in quel momento.

Prossima puntata: la differenza tra imprenditore e prenditore – la coerenza tra il dire e il fare del “campione senza tituli”.